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“Affrontare il problema dei rifiuti marini è solo un esempio di come una governance mediterranea sia l’unico strumento per agire con successo e garantire la sostenibilità – dice in un’intervista Serena Carpentieri, Vicedirettrice generale di Legambiente, Lead Applicant del progetto COMMON – “COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in Mediterranean sea”.

Ed infatti – continua – “Soltanto con il coordinamento di tutti i Paesi partecipanti all’iniziativa ENI CBC MED si riuscirà a mitigare ed eliminare il problema del marine litter, trovando soluzioni comuni, coinvolgendo vari enti a vari livelli. Favorendo il dialogo di tutti gli attori interessati delle comunità del Mediterraneo, l’obiettivo è la gestione integrata delle aree costiere grazie all’applicazione dei principi ICZM (Integrated Coastal Zone Management)”.

Quali sono le competenze, le capacità e le idee per affrontare le principali questioni a livello di bacino?
Il progetto coinvolge Comuni, enti di ricerca ed esperti del mondo scientifico, ONG e Associazioni della società civile, Centri di Recupero delle tartarughe marine, operatori turistici e balneari, policy maker per migliorare la governance delle aree costiere in tema di rifiuti. Le attività di COMMON aiuteranno anche gli enti territoriali, tra cui istituzioni ed autorità locali, a rafforzare le loro capacità di gestione. Inoltre, gli studi che emergeranno dai monitoraggi scientifici in corso contribuiranno alla valorizzazione dei patrimoni territoriali”.

Il progetto promuove l’utilizzo di un approccio costiero integrato in 5 aree pilota, due delle quali sono in Italia: in Toscana (Maremma, in particolare la zona intorno al comune di Grosseto e a quello di Castiglione della Pescaia) ed in Puglia (Salento, dove le attività sono legate ai monitoraggi scientifici sulle tartarughe marine, in collaborazione con l’area al largo di Manfredonia - FG). In queste zone, cosa accadrà per gli enti locali e gli stakeholder territoriali con gli interventi COMMON?
È previsto il coinvolgimento in momenti di formazione e scambio di esperienze ma anche di progettazione comune e partecipata che miglioreranno le policies costiere locali ed il loro impatto. I comuni, gli enti di ricerca e i Centri di recupero delle Tartarughe Marine italiani beneficeranno, inoltre, dello scambio di competenze con i loro pari di altri paesi del Mediterraneo, creando delle reti tematiche a livello di bacino che resteranno stabili oltre il progetto. Queste connessioni saranno utili anche per affrontare altre sfide comuni. I processi partecipativi e le attività di formazione messi a punto nelle aree pilota, infatti, possono sicuramente costituire un modello di buona pratica da diffondere e applicare ad altre sfidanti tematiche”.

Ci sono attività, quindi, che possono generare valore aggiunto alla mission specifica del progetto?
COMMON è ancora all’inizio del suo percorso, avendo da poco superato il suo primo semestre. Tuttavia si sono create alcune sinergie con il progetto Standard ENI CBC MED Med4EBM in Libano, che si occupa anch’esso di gestione integrata delle zone costiere (ICZM) e di Marine Spatial Plan. Inoltre, l’area pilota di Tiro, in Libano, è coinvolta come zona pilota anche nel progetto Co-Evolve 4BG, il cui capofila tunisino è partner di COMMON. Pertanto alcune attività dei due progetti andranno a rafforzarsi reciprocamente generando certamente valore aggiunto”.

COMMON, al termine del suo percorso, rappresenterà garanzia per una buona gestione ambientale?
"Concretamente, il progetto contribuirà a migliorare lo stato ambientale nelle aree pilota, in modo che nel medio termine le caratteristiche e la quantità dei rifiuti marini non causino danni all’ecosistema marino e costiero. Già nel corso delle attività – e ancora maggiormente al termine di esso - la consapevolezza sul problema del marine litter aumenterà a livello di bacino del Mediterraneo, anche grazie a COMMON e alle sue iniziative. Un network mediterraneo permanente dei diversi Centri di recupero delle Tartarughe Marine sarà creato così come una rete di “città costiere contro il marine litter”. In questo modo, le buone pratiche di monitoraggio, gestione e mitigazione del fenomeno dei rifiuti marini e costieri potranno essere scambiate a livello di bacino e messe in pratica in sinergia. I cittadini, gli studenti, le associazioni locali, saranno attivamente coinvolti in azioni di citizen science, anche grazie allo sviluppo di una piattaforma IT che renderà possibile lo scambio e visualizzazione dei dati raccolti dalla comunità scientifica e civile”.

Approfondimenti sul progetto.

 

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