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La consulenza metodologica italiana della Fondazione Slow Food per la Biodiversità fa tappa in Spagna, Tunisia, Malta, Palestina, Giordania e Libano: tutti territori coinvolti nel partenariato del progetto “Sustainable Networks for Agro-food Innovation Leading in the Mediterranean” (MedSNAIL).

L’organizzazione Onlus toscana, come partner dell’iniziativa ENI CBC MED, punta a migliorare e diffondere conoscenze e competenze sull'agro-biodiversità e sui metodi di produzione sostenibile, creando posti di lavoro nel settore agro-alimentare e supportando politiche di sviluppo rurale più sostenibili.
Tutte queste attività si svolgeranno con il nostro supporto tecnico nei territori partner mediterranei – spiega in un’intervista Serena Milano della Fondazione – coinvolgendo i produttori di piccola scala e le loro organizzazioni. Sono proprio loro i principali beneficiari delle attività MedSNAIL, in quanto producono la maggior parte del cibo fresco alla base della dieta mediterranea e spesso si occupano anche della trasformazione dei prodotti alimentari tradizionali locali. In totale saranno circa 300 le persone che prenderanno direttamente parte al progetto, comprese quelle che lavorano in settori come il controllo della qualità, l'imballaggio dei prodotti, il marketing ed i servizi commerciali, con particolare attenzione alle donne, le quali contribuiscono attivamente allo sviluppo locale. Inoltre, tra i beneficiari finali sono compresi gli enti pubblici a livello regionale e locale (con competenze in agricoltura e sviluppo rurale) e circa 60 neolaureati, parte dei quali riceverà una formazione on-the-job ed un coaching per formare sostenitori di imprese su base comunitaria, aumentando così le opportunità di lavoro”.

Come contribuisce il progetto al dialogo ed allo sviluppo nel Mediterraneo?
MedSNAIL coinvolge 7 paesi dell’area del Mediterraneo con una grande varietà di prodotti agroalimentari radicati nella cultura e nella biodiversità locale, rappresentativi della dieta mediterranea. Questi territori condividono temi e sfide comuni nel settore agroalimentare, come la graduale perdita di varietà locali, la mancanza di formazione in ambito di sostenibilità socio-ambientale e la limitata capacità di investimento degli imprenditori rurali. Il progetto si prefigge, dunque, di affrontare questi problemi evidenziando lo sviluppo delle catene di valore agroalimentari tradizionali di piccola scala, combinando la valorizzazione delle potenzialità di mercato e la sostenibilità socio-ambientale. Le attività si sono basate sui principi e le metodologie di Slow Food, con una forte attenzione alla conservazione della biodiversità nei vari territori interessati”.

Insieme ai produttori di piccola scala, ci sono altri “custodi della biodiversità” che possono impegnarsi nella tutela degli ecosistemi mediterranei?
“Certo, ci sono anche altri attori della catena alimentare, come ad esempio i cuochi che, attraverso il loro lavoro quotidiano, possono diventare ambasciatori del ricco patrimonio gastronomico del mediterraneo e di tutti i valori culturali, ambientali e di interpretazione del territorio che include. Non ultimi, saranno protagonisti del progetto i cittadini che verranno chiamati a nominare prodotti, trasformati e pratiche rurali a rischio di estinzione, che saranno candidati a salire sull’Arca del Gusto Slow Food.

In prospettiva, quale ambizione avete nello sviluppo delle attività progettuali?
Ci auguriamo che il coinvolgimento di tutti gli attori della catena alimentare, from farm to fork, contribuisca da un lato nei territori coinvolti a migliorare l’accesso al mercato di prodotti locali di qualità e le condizioni di coloro che li producono, dall’altro a migliorare l’accesso ad un cibo buono, pulito e giusto a tutti i cittadini. Auspichiamo, inoltre, che la promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili contribuiscano al cambiamento di paradigma necessario a livello globale verso un sistema di produzione e consumo di cibo più sostenibile”.

Approfondimenti sul progetto, nella scheda informativa in italiano.

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