Quali sono le sfide ed i progressi del progetto “Mediterranean Integrated System for Water Supply” (MEDISS)? Come si intreccia l’innovazione tecnologica con l’aspetto sociale? L’intervista al professore Giovanni Sistu dell’Università di Cagliari – CRENOS, Centro Ricerche Economiche Nord Sud.
MEDISS è uno dei progetti cofinanziati dal Programma ENI CBC Med sotto l'obiettivo tematico "B.4 Protezione dell'ambiente, adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici" e priorità "B.4.1 Efficienza idrica". “L’iniziativa – spiega il MEDISS Senior Research Coordinator – intende sperimentare soluzioni innovative per la gestione dell'acqua in quattro siti pilota, ovvero: Arborea (Italia), Gabès (Tunisia), Valle del Giordano (Autorità Palestinese) e Governatorato di Aqaba (Giordania), al fine di incoraggiare l'utilizzo di acqua non convenzionale, principalmente acque reflue trattate e acque salmastre. La mission comprende anche la promozione di buone pratiche agricole e delle energie rinnovabili. Tutte le azioni sono adattate alle condizioni geografiche di ciascun sito grazie ad un programma dedicato al rafforzamento delle competenze delle imprese e delle comunità locali”.
Cosa accade, in particolare, nell’area di Arborea, in Sardegna?
“Lì MEDISS utilizza un impianto pilota, mai sperimentato in Italia, per il riutilizzo dei reflui zootecnici trattati per l’irrigazione, con interventi su falde stressate dall’attività agricola, in presenza di inquinamento da nitrati. Ad un anno dall’inizio del progetto, l’impianto, contenuto in un amovibile container, sta per esser installato nella piana di Arborea. Prodotto da un’azienda olandese, esso utilizza una tecnologia innovativa per lo stripping dell’ammoniaca ed il trattamento delle acque reflue”.
Cos'è lo “stripping dell’ammoniaca”?
“Avviene attraverso la trasformazione della stessa dallo stato liquido allo stato gassoso, passando attraverso delle membrane che trattengono gli elementi tossici ed i metalli pesanti. L’ammoniaca combinandosi, quindi, con l’acido solforico durante il processo, produce il solfato di ammonio, un fertilizzante largamente utilizzato in agricoltura. Le membrane sono una componente fondamentale dell’impianto perché, trattenendo gli elementi potenzialmente tossici, rendono l’ambiente sostenibile ed offrono un contributo per il contenimento e la riduzione dei nitrati nelle acque e nei suoli”.
Come sarà monitorato il corretto funzionamento dell’impianto e l’impatto sull’ambiente, cioè su falda e suolo?
“Attraverso l’utilizzo di piezometri, pozzi di osservazione con lo scopo di misurare il carico idraulico e la qualità di una falda ad una certa profondità, e attraverso campionamento e analisi dei suoli sia prima dell’installazione dell’impianto (punto 0) che in seguito, durante la sperimentazione. I piezometri sono stati installati nell’area di Arborea, esclusivamente negli appezzamenti di terreno dove la componente di ammoniaca non è elevata. Il monitoraggio è effettuato dall’Ente Acque della Sardegna (ENAS), partner del progetto e responsabile delle attività, con diverse cadenze, mensile per le acque e annuale per i suoli. L’ENAS, nell’ambito del progetto MEDISS, testa questa speciale soluzione innovativa al fine di raccogliere i dati per verificarne la validità ed estendere, eventualmente, il suo utilizzo in larga scala”.
L’innovazione tecnologica del progetto non prescinde dall’innovazione sociale. Perché?
“È qui che nasce la seconda anima del progetto. MEDISS, infatti, si avvale del supporto di un partner universitario, l’Università di Cagliari attraverso il Centro di Ricerche CRENoS (Centro di Ricerche Economiche Nord Sud), per coordinare e implementare l’attività di coinvolgimento e sensibilizzazione delle comunità locali, sia in Italia che nei restanti territori pilota. Questa azione è fondamentale per superare la resistenza all’accettazione di processi/sistemi tecnologici da parte degli attori locali, specialmente quando si tratta di riutilizzo delle acque trattate".
Quali sono glia aggiornamenti, in tal senso, nel primo anno di attività, in Italia?
“Il CRENoS si è concentrato inizialmente sull’individuazione degli stakeholder locali al fine di raccogliere informazioni rilevanti, aspettative e perplessità degli attori stessi, per poi impegnarsi sull’attivazione di solide relazioni con la comunità locale attraverso la costruzione di processi partecipati. Le restrizioni per il contenimento del Covid 19 hanno comportato una profonda modifica alle modalità di lavoro sul campo, spostando sulle piattaforme tecnologiche le azioni di sensibilizzazione sui vantaggi e le sfide degli interventi nei territori. Il successo del progetto dipende, pertanto, dalla partecipazione delle Istituzioni e delle imprese locali, specialmente nel più grande distretto agroalimentare della Sardegna quale è Arborea. Quest’ultima, grazie all’attenzione verso le tematiche ambientali del governo locale e la collaborazione della Cooperativa Produttori, ha da subito accolto con entusiasmo le iniziative di MEDISS e si impegna attivamente per la riuscita delle stesse”.
Quali, in sintesi, le prospettive?
“Agire con le comunità locali è estremamente importante, per costruire delle alleanze nei territori e gradi di consapevolezza e responsabilità diverse per invertire la logica estrattiva delle risorse: punto di caduta futura del progetto MEDISS”.
Scheda sintetica del progetto.