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Le saline hanno da sempre rappresentato un perfetto connubio tra un’attività produttiva tradizionale ed un patrimonio naturale di inestimabile valore. Il Programma ENI CBC MED, attraverso le attività del progetto MedArtSal – “Sustainable Management model for Mediterranean Artisanal Salinas”, finanzia il rilancio economico, sociale ed ambientale del settore, partendo dalla definizione di un modello di gestione sostenibile, un piano di marketing per la promozione ed una strategia per la biodiversità.

L’Italia ha ancora oggi le sue saline artigianali attive?
Certo, si pensi ad esempio alle Saline di Margherita di Savoia in Puglia, che con i loro 20 km di lunghezza e 5 km di larghezza sono le più grandi d’Europa; alle Saline di Trapani con il loro Sale Marino IGP, fino a giungere più a nord alle Saline di Cervia, famose per produrre un sale più dolce di tutti. Altre, come le saline di Tarquinia nel Lazio, hanno ormai da tempo abbandonato la loro produzione di sale ma ospitano delle bellissime riserve naturali”. Così interviene Eleonora Fantozzi, Communication Assistant del CUEIM, Consorzio di Economia Industriale e Manageriale che è Lead Applicant di MedArtSal. “Il progetto, grazie alla collaborazione di ben 2 partner italiani, il CUEIM e la Fondazione MedSea, ed al prezioso contributo del partner associato Parco Delta del Po’ – continua l’esperta – potrà replicare sul territorio nazionale il nuovo modello di business a beneficio delle saline artigianali, attraverso il rafforzamento di partenariati con i soggetti coinvolti nei settori della produzione e del turismo sostenibile, promuovendo collaborazioni a livello aziendale, sociale, ambientale, articolandole in un nuovo modello di governance”.

E, in generale, nel Mediterraneo com’è la situazione?

Come riportano diversi studi, oggi, in 18 paesi dell’area Med (EUMC e MPC) si possono individuare circa 170 saline (di cui 90 ancora in funzione). A causa dell'industrializzazione del processo di estrazione, però, le attività con carattere tradizionale, che spesso vedevano coinvolte intere comunità e contribuivano a mantenere vivi degli habitat costieri particolarissimi e fragili, hanno subito profonde modificazioni o sono state costrette a chiudere. L’obiettivo principale di MedArtSal è quello di definire, testare e diffondere un nuovo modello di business per le saline artigianali, basato sulla diversificazione della produzione, sulla realizzazione di prodotti ad alto valore aggiunto e sul marketing non solo di prodotto ma anche territoriale, per valorizzare l’ambiente delle saline attraverso il turismo sostenibile e consapevole, nel rispetto degli ecosistemi, del paesaggio e della biodiversità”.

La dimensione transfrontaliera del partenariato amplificherà i risultati?
La combinazione delle expertise di tipo accademico-scientifico e tecnico-industriale degli 8 partner di progetto provenienti da 4 paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Tunisia e Libano), è di fatti un mix vincente: unisce università e centri di ricerca, organizzazioni no-profit di tutela e salvaguardia della biodiversità e del territorio, nonché la componente industriale e di mercato, in grado di fondere assieme gli aspetti geografici necessari alla realizzazione del progetto”.

Quali punti di contatto si sono già individuati con i progetti Organic Ecosystem e Co-Evolve4BG, sempre finanziati da ENI CBC MED in questa programmazione europea?
Il primo è finanziato sotto lo stesso obiettivo tematico di MedArtSal (Business and SMEs development) ed il secondo rientra nelle misure “Environmental protection, climate change adaptation and mitigation”. L’auspicio è che le sinergie identificate possano rafforzarsi ed incentivare lo scambio di know-how sui temi trasversali della promozione della produzione artigianale, il commercio equo-solidale di prodotti di PMI dei paesi del Mediterraneo, lo sviluppo di piani di turismo sostenibile e la creazione di nuovi posti di lavoro legati a tali settori. La condivisione di esperienze e risultati potrà altresì migliorare la capacità delle iniziative progettuali di incidere sulle politiche economiche e sociali dei diversi governi locali/nazionali”.

Da un lato la riscoperta di un’attività antica come la produzione e la vendita del sale; dall’altro le sfide moderne poste dalla lavorazione industriale e dal turismo di massa verso le grandi mete. Il processo di cooperazione dovrà svilupparsi a più livelli?
Certo. Il dialogo non si deve limitare a coinvolgere le diverse comunità di lavoratori del sale, i produttori, i consumatori, le PMI e gli operatori economici ma dovrà altresì raggiungere policy maker, università, centri di ricerca, organismi governativi e organizzazioni della società civile con l’obiettivo di rafforzare le capacità istituzionali per rilanciare al centro dell’attenzione la produzione del sale a livello nazionale, regionale e locale”.

Ci sono casi pilota che potranno essere capitalizzati?
Il cuore del progetto prevede una serie di azioni dimostrative da mettere in pratica nelle due saline/casi studio: la salina costiera La Esperanza nella Baia di Cadice in Spagna e la salina di terra Sebkha (سبخة) di Sidi El Hani, in Tunisia. L’attivazione di sub-grants permetterà di sviluppare azioni pilota allineate al neo “modello MedArtSal” di gestione delle saline e diffonderne e capitalizzarne i risultati anche attraverso fiere ed eventi capaci di creare e consolidare reti di collaborazione tra produttori locali di sale, nonché di portare allo sviluppo di una strategia di marketing per i prodotti di derivazione salina (piattaforma e-commerce) e di iniziative che valorizzino le esperienze sul turismo sostenibile nel rispetto della biodiversità di aree naturali fragili come le saline”.

Scheda progetto.

 

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