Il futuro del Mar Mediterraneo al centro del progetto COMMON (COastal Management and Monitoring Network for tackling marine litter in the Mediterranean Sea), contro l’inquinamento e per salvaguardare gli organismi marini viventi, gli ecosistemi, la salute umana e le attività costiere, incluso il turismo e la pesca. Un messaggio importante arriva in occasione della liberazione di due tartarughe marine Caretta caretta, vittime di cattura accidentale.
Uragano e Tempesta, questi i nomi dei due esemplari, sono stati assistiti dal Centro di Recupero di Tartarughe Marine di Manfredonia (CRTM – Legambiente) e dopo settimane di cure e riabilitazione sono stati restituiti al mare. Tutto è avvenuto questo pomeriggio presso il Centro Velico Gargano, alla presenza di Giovanni Furii - responsabile scientifico del CRTM di Manfredonia, Maria Cristina Fossi - docente di Ecologia ed Ecotossicologia dell’Università di Siena, il Team dell’Ateneo Senese, le ricercatrici di Legambiente e lo staff del Centro di Recupero Tartarughe Marine di Calimera.
Il Centro di Manfredonia è uno tra i più attivi a livello italiano: in 12 anni ha recuperato più di 1600 tartarughe marine. “Oltre il 98% delle tartarughe che arrivano al centro deriva da catture accidentali nelle reti a strascico e, anche se apparentemente in buone condizioni, vengono comunque ospitate presso il centro per valutarne l’effettivo stato di salute e per accertare l’eventuale presenza di corpi estranei all’interno dell’animale”. Commentano così Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia e Giovanni Furii. “L’ospedalizzazione degli esemplari, che ad un prima sommaria valutazione si mostravano in buone condizioni, ha in realtà permesso di accertare in più del 45% dei casi problemi respiratori, stati di shock nel 38 % dei casi e molti esemplari, circa il 15%, hanno espulso plastica durante la permanenza”.
Sono più di 40.000 le tartarughe marine che ogni anno in Italia vengono catturate accidentalmente durante le attività di pesca professionale e, di queste, una su quattro non sopravvive. In circa il 50% degli esemplari ricoverati nei Centri di Recupero di Legambiente, sono stati documentati l’ingestione e/o l’intrappolamento in rifiuti marini, rappresentati da plastica per circa il 90%. È Il marine litter, infatti, una delle cause più gravi di mortalità per le tartarughe marine che vivono nel Mediterraneo.
“Sono oltre 180 le specie marine che hanno ingerito frammenti di plastica, dal plancton ai grandi filtratori, e tra queste la Caretta caretta rappresenta una delle specie più a rischio, tanto da essere proposta come specie indicatrice dell’ingestione di rifiuti nell’ambito della Strategia Marina” dichiara Maria Cristina Fossi.
La liberazione di Uragano e Tempesta è avvenuta insieme agli studenti di Ecotossicologia e Sostenibilità Ambientale dell’Università di Siena, a seguito di una mattinata formativa dedicata al monitoraggio delle specie a rischio in ambiente marino nell’ambito del progetto europeo COMMON, nato con l’intento di favorire una gestione integrata e sostenibile delle zone costiere per la riduzione dei rifiuti in mare.
“Tramite una rete di collaborazione fra Italia, Libano e Tunisia, COMMON monitorerà l’impatto dei rifiuti ingeriti dagli organismi marini attraverso un approccio integrato, sia sulle specie commerciali che in quelle protette, al fine di progettare azioni di mitigazione efficaci nelle aree coinvolte e sviluppare strategie efficaci per preservare la biodiversità, capitalizzando l’approccio sviluppato ed applicato nel progetto MED - Interreg Plastic Busters MPAs” conclude la Fossi.
Consulta qui la scheda sintetica sul Progetto COMMON!